
La Nascita di Romeo è stato, senza dubbio, l’evento più emozionante della mia vita.
Non immaginerai nemmeno quanto potrà sconvolgerti questo evento.
Auguro a tutti di avere la fortuna di assistere ad un parto completamente naturale. Il parto cesareo è un intervento chirurgico e quindi non è permesso assistervi per il padre del bambino; nel parto naturale, seppur marginalmente rispetto al compito della donna, anche l’uomo fa la sua parte.
Con il parto inoltre si concludono tutte le frustrazioni maschili della gravidanza (l’uomo, dopo il rapporto, fatto male pure quello, non ha più nessun ruolo attivo nella gravidanza, non può sentire il piccolo scalciare, non ha contrazioni, né gli si dilata qualche buco del corpo per far passare qualcosa di vivo, per non parlare del: fammi questo, fammi quello, non ci arrivo..).
Ci siamo! ormai è ora!
Era una notte di agosto, il 23 Agosto 2016. La data presunta per il parto era il 20 Agosto, ma ancora nulla, non si muoveva niente. Eravamo 40+3 (eh si, le settimane di gravidanza sono 40, lo spiego qui ). Ci avevano detto che ce ne saremmo accorti quando fosse stata ora, ma anche se cercavamo di capire ogni minimo cambiamento, non si muoveva niente.
Andammo a dormire, speranzosi che l’indomani avremmo sentito qualche cambiamento, la valigia intanto era pronta in macchina da un mese e mezzo circa; si, perché la ginecologa ci aveva consigliato di prepararci, per essere pronti a tutto.
Monica aveva una pancia enorme, da giorni si lamentava dell’ingombro. Inoltre Romeo da dentro sbatteva con i piedi contro la cassa toracica e qualche organo, e questo le provocava grandi dolori; “Oddio! basta, ti prego”, era la frase che sentivo continuamente, indirizzata al piccolo Romeo che non aveva più spazio.
Durante la notte, intorno alle 3:00 , Monica prova a svegliarmi, chiamandomi e scuotendomi con un braccio, capisco subito la situazione e le dico: “oh, scusa! stavo russando?” e mi giro sul fianco. Ma poi capisco veramente la situazione..era arrivato il momento, ed io dovevo essere pronto! Per tutta la notte non aveva chiuso occhio perché aveva delle piccole contrazioni al ventre. In 15 secondi netti io sono pronto, vestito e sbarbato, saliamo in macchina e partiamo. L’ospedale più vicino è Viterbo, ad una ventina di Km. Il viaggio è veloce, e in macchina inizio ad analizzare dentro di me tutte le paure che vengono quando stai per diventare padre. Ma non abbiamo più tempo, siamo già arrivati
Uno dei punti a favore del nascere ad agosto è la temperatura: quella notte c’era un clima piacevole!
Preparazione al parto: Arrivati in ospedale.
Arriviamo in ospedale, Pronto soccorso, lascio Monica e parcheggio, raccontiamo all’infermiera dei dolori e ci porta immediatamente nel reparto di Ostetricia e Ginecologia, qui le attaccano il monitoraggio, un apparecchio che controlla battito del feto e contrazioni uterine.
C’era qualche piccola contrazione, il ginecologo di turno la visita e decide di ricoverarla. Ci Siamo?
Sto con lei, ormai è giorno ed arriva Stefania, la capo ostetrica, una donnina piccola di Carbognano, il paese nativo di mia madre, parente di mia madre, che aveva fatto nascere anche me, 30 anni fa.
Lei ci rassicura, controlla Monica continuamente, ed ogni 4 ore le viene attaccato il monitoraggio per vedere se le contrazioni aumentano, ma le contrazioni che l’hanno tenuta sveglia tutta la notte erano sparite! si, non c’era più nessuna contrazione! Stefania allora mi dice che se non ci fosse stato un cambiamento entro 24 ore dal ricovero ci avrebbero mandato a casa.
Arriva la sera ed io torno a casa, non c’erano i presupposti per farmi rimanere in ospedale.
Dormo come un ghiro, quella notte ci fu un terremoto fortissimo, nel reatino, ma non sentii nulla, né il terremoto, né la gente in giro per le strade impaurita. La mattina, verso le 7 mi svegliai ed andai in ospedale a trovare Monica, era impaurita per il terremoto, l’aveva sentito fortissimo, mi raccontò dell’evento e mi disse che le erano tornate le contrazioni. Stefania mi avvisò che entro il giorno avrebbe partorito. Verso le 12 entrammo in sala travaglio, una sala appartata, alla fine del corridoio del reparto, dove nessuno, a parte io ed il personale potevamo entrare. L’ospedale di Viterbo ha 3 sale travaglio ed una sala parto (la sala parto è quella che si vede nei film, con panni verdi dappertutto, ed al centro della sala, la regina dei documentari sui parti: la vecchia scintillante poltrona da parto).
La nostra sala travaglio non era altro che una delle tante camere di ospedale, con un lettino al centro della stanza, ed uno stanzino adiacente con tante cose dentro.